mercoledì 30 gennaio 2019

Scoperte delle terre con proprietà curative, erano usate un tempo dai Druidi in antica Irlanda.

I rimedi popolari con le terre medicinali, spesso non sono presi in seria considerazione dagli studiosi, ma la saggezza antica può ancora sorprendere.
Un esempio significativo è quello dei ricercatori che studiano le terre curative dell'antica Irlanda, che nella tradizione popolare si ritiene che abbiano proprietà medicinali notevoli.
Gli scienziati hanno scoperto in questo materiale un ceppo di batteri sconosciuto, che produce antibiotici capaci di uccidere quattro dei super-batteri più mortali al mondo. Il terreno, che si trova nelle Boho Highlands di Fermanagh, in Irlanda del Nord, ha fama di avere la capacità di guarire parecchi malanni, tra i quali il mal di denti e infezioni alla gola. La storia dell'uso di questo rimedio può essere tracciata indietro fino ai Druidi che una tempo occupavano quei luoghi, e forse anche più anticamente, fino dal Neolitico. Uno dei ricercatori ha dichiarato che questo nuovo ceppo di batteri è efficace contro quattro dei sei agenti patogeni che sono più resistenti agli antibiotici, e che questa scoperta è un passo avanti importante nella lotta contro la resistenza antibiotica.
Ha aggiunto anche, che questi risultati dimostrano che vale la pena investigare il folclore e le medicine tradizionali, nella ricerca di nuove scoperte. Così, con l'interdisciplinarità delle scienze, gli studiosi, gli storici, e gli archeologi, lavorando di comune accordo, possono tutti contribuire in modo significativo a nuove rivelazioni. Sembra così che una buona parte della risposta a questo problema molto moderno, della resistenza di questi super-batteri agli antibiotici, potrebbe trovarsi nella saggezza del passato.

venerdì 18 gennaio 2019

Il principe di Lavau

Nel 2015, nei sobborghi del piccolo villaggio di Lavau nella regione di Champagne, in Francia, gli archeologi hanno scoperto una tomba celtica straordinaria. Era ricolma di ricchezze di origine greca ed etrusca e di opere d'arte, datate a partire dal V sec. A.C.
Opulenti gioielli d'oro e d'argento adornavano lo scheletro sepolto nel centro del tumulo. Il defunto era stato chiaramente qualcuno molto importante, ed è stato per questo denominato “il principe di Lavau”. La ricerca su questa scoperta monumentale può fare la luce su domande importanti. Chi fu il principe celtico e cosa possono rivelarci questi manufatti esotici della vita che conduceva in quel tempo, alla fine dell'Età del ferro?
L'Istituto Nazionale francese di Ricerca Archeologica sorveglia gli scavi, che sono tra i più eccezionali ritrovati finora. La necropoli monumentale misura più di 75.000 piedi quadrati. La tomba dove il principe di Lavau giace è di 130 piedi di diametro. Questa è una delle più grandi tombe del tempo con questa struttura. Gli scienziati confrontano questa scoperta a quella della Signora celtica di Vix del 1953, a soltanto 43 miglia di distanza. Come con la Signora di Vix, forse una principessa, gli aspetti più intriganti della tomba del principe di Lavau sono la sua disposizione di sepoltura e gli oggetti ritrovati.
La sepoltura reale
Il principe celtico era stato accuratamente deposto in cima un cocchio a due ruote
che, con ogni probabilità, rappresentava il suo mezzo trasporto per raggiungere la vita nell'al di là. La sua testa era rivolta a sud. C'erano resti di abbigliamento intorno alle ossa. Questi frammenti includono pezzi di pelle, lacci e chiusure di corallo, ferro e bronzo. Dopo la scoperta, gli esperti non potevano immediatamente determinare se l'individuo fosse maschio o femmina.
Hanno presunto, comunque, che era una persona di stato sociale elevato, di rango nobile. Gli archeologi però hanno dedotto che fosse un maschio, dopo aver scoperto una spada damascata e il suo fodero vicino al corpo. L'analisi ulteriore dell'osso pelvico, usando la tomografia a raggi, ha indicato infine che era un maschio.
I gioielli che adornavano il corpo, includevano un torque di oro massiccio,

giovedì 17 gennaio 2019

I CELTI E L'ACQUA

L'acqua era uno degli elementi primordiali venerati dai Celti in forma divina, per le sue caratteristiche e i suoi aspetti ambivalenti. Poteva essere benigna per gli utilizzi dell'uomo, o poteva essere fonte di pericolo, con la sua potenza distruttiva negli eventi naturali, quali piene, mareggiate, o tempeste.
Era essenziale alla vita, solamente dove c'era sufficiente abbondanza d'acqua dolce la tribù poteva stabilirsi e prosperare, rappresentava fecondità per l'agricoltura, per boschi e pascoli, e quindi per l'allevamento, era simbolo di purificazione, guarigione, e sacralità. Al chiaro di luna l'acqua lustrale era raccolta tramite un panno, prendendo la rugiada che si condensa nei prati, quindi purificata con l'immersione di un tizzone ardente del fuoco sacro, e trattata con incantesimi dai Druidi, per i rituali di divinazione da cui trarre profezie.

IL CAVALLO PRESSO I CELTI E LE RADICI DELLA CAVALLERIA MEDIEVALE

Secondo i nuovi metodi di studio che come in molti ambiti si avvalgono della comparazione interdisciplinare (archeologia, linguistica, studi sulla preistoria e storia euroasiatica, filologia...) furono i Celti ad aver introdotto in Europa nuovi tipi di metallurgia, l'uso dell'aratro a carrello, nuove tipologie di carro, la ruota a raggi, e non per ultimo, il cavallo. Questo spiega anche come le culture di Hallstatt e di La Tène abbiano poi avuto una straordinaria diffusione sul continente europeo, in quella che può essere considerata l'età dell'oro della civiltà dei Celti. Uno degli aspetti più importanti di questa espansione è stato senza ombra di dubbio l'uso del cavallo.
Per quanto riguarda gli elementi che danno adito ad affermare che proprio nei popoli celtici vi sia da individuare le radici di quella che nel Medioevo è la figura del cavaliere, possiamo trovare le corrispondenze nella idealizzazione della figura del guerriero, nel carattere elitario delle confraternite di combattenti (i Fianna in Irlanda, i Gaesati degli Elvezi ecc.), nell'esaltazione dell'individualismo del campione e dell'eroe, nel legame con i rituali sciamanici di iniziazione e non solo, nonché, nuovamente, nella centralità del cavallo.
Questo stupendo animale era un simbolo di prestigio e potere, di forza, bellezza e velocità. É l'animale più raffigurato nelle monete dei Celti, tra cui quelle delle tribù dei Cenomani e dei Parisi, che compaiono nel romanzo Celtic Saga. Il cavallo era associato alle divinità femminili, tra cui ricordiamo Epona in Gallia, Macha in Irlanda e Rhiannon in Britannia.

IL CANE: VITA E SIMBOLISMO PRESSO I CELTI

I cani avevano una grande importanza presso i Celti, sia nella vita pratica, per la caccia, la guardia e la guerra, la compagnia e la protezione dei bambini, che per i significati simbolici che questo animale aveva.
Erano animali dalle molteplici doti quindi e per la cultura celtica fare un termine di paragone tra un cane ed un guerriero era per quest'ultimo un onore, poiché significava riconoscerne e stimare la sua funzione di protettore della tuath, della tribù. Innumerevoli sono i riferimenti nei miti celtici ai loro segugi, tra cui il più conosciuto ed eclatante è l'appellativo dell'eroe Cù Chulainn che significava ''bracco di Cullan'' per l'appunto. Il cane era legato anche all'iniziazione e alla figura del guerriero, nonché ritenuto il guardiano tra il mondo dei vivi e quello dell'oltretomba, appare al fianco di numerose divinità, come i segugi di Arawn, il dio della terra dei morti, Manannan il dio del mare e perfino Lugh che era accompagnato dal suo cane invincibile quando scendeva in battaglia.